Un’opera d’arte, autentica trasfigurazione del linguaggio comunicativo del suo autore, trasmette -per ciò solo- infinite sensazioni, tante quanti sono i suoi fruitori e le loro rispettive sensibilità.
In alcuni casi estremi, può addirittura provocare la c.d. sindrome di Stendhal: una patologia
psicosomatica che si scatena al cospetto di un'opera d'arte particolarmente
evocativa e si manifesta come una sensazione
di malessere diffuso, mentre a livello psichico porta a sviluppare un
vago senso di irrealtà, ed un improvviso bisogno di tornare alla propria terra
e di parlare la propria lingua.
A maggior ragione, avere la possibilità di vedere l’opera in fieri, consente di cogliere aspetti legati
al suo autore, altrimenti impossibile diversamente.
Nel caso del “Ballo al Moulin Rouge”
del 1890 (da alcuni critici chiamato “La
Danza”, o ancora “Valentin Le Desossè
addestra le nuove leve”), da molti considerata uno dei capolavori della
produzione artistica di Henry de Touluse-Lautrec, tale privilegio è accordato.
Il quadro è conservato al Museo di Philadelphia, ma non è difficile reperire,
un po’ dappertutto, una riproduzione fotografica che raffigura Toulouse-Lautrec
alle prese con l’opera non ancora terminata, intento a dare i tocchi di
contorno che ritiene necessari.
Egli è faticosamente seduto in cima ad uno sgabello; la sua picnodisostosi –che successivamente, in linguaggio medico, sarà
chiamata sindrome di Toulouse Lautrec-
ne aveva fatto un uomo dal tronco di adulto ma su gambe da fanciullo.
Al tempo stesso, però, il pittore sembra entrare a far parte del gruppo
di quei soggetti che sta raffigurando, e non è una mera osservazione di fatto: Henry de
Touluse-Lautrec visse le mille contraddizioni che il destino gli aveva riservato,
affrontandole con ironia e coraggio, senza cedere alla disperazione che può
trasformarsi in follia (come per il suo compagno di bottega in giovinezza
Vincent), disdegnando l’autocommiserazione.
Riuscì nel suo intento cercando il pieno contatto con un’umanità in
astratto a lui lontana per tanti motivi. Pur essendo di nobilissimo lignaggio, infatti,
scelse di essere parte viva di un coacervo di ultimi: artisti,
saltimbanchi, donne di piacere, di cui fu iconico cantore della vita quotidiana
e dai quali fu vicendevolmente ed amorevolmente considerato, al netto di ogni
distinzione di censo o di aspetto fisico.
Il quadro –commissionato dai gestori del Moulin Rouge per pubblicizzare il locale, al cui interno rimase per
alcuni anni- è infatti tutto questo: una vivida espressione di quella variegata
umanità, in cui l’artista è esso stesso parte di ciò che raffigura, quasi che l’opera
fosse la cornice del suo stesso essere.
Ed il suo intimo approcciarsi alla realtà di tutti i giorni riuscì a far elevare
a rango di opere d’arte anche un comune mezzo di comunicazione fino a quel
momento poco considerato, le affiches pubblicitarie, facendone un precursore
della pop art.
Ma questo è un altro discorso…

Il famoso Valentin le desossé...favoloso....
RispondiEliminaBella immagine dell'autore colto nella sua performance migliore,la creazione dell'opera.
È bello coglierne il significato,grazie per la descrizione precisa e carica di particolari.