La matita è uno strumento semplice ma essenziale, utilizzato per scrivere e disegnare. A prima vista può sembrare un oggetto modesto, ma racchiude in sé una storia affascinante, ricca di significato e simbolo tangibile della creatività, della comunicazione e della libertà di espressione.
Composta solitamente da un sottile cilindro di legno che custodisce un’anima di grafite, la matita (o lapis che dir si voglia) è il cuore nero e silenzioso da cui nascono parole, idee e immagini.
La sua origine affonda nel tempo: prima della scoperta della grafite, venivano usati bastoncini di carbone o di ematite – da cui deriva il termine latino lapis haematites, “pietra di ematite” – per tracciare segni su varie superfici.
La nascita della matita moderna risale al XVI secolo, quando nella regione di Borrowdale, in Inghilterra, fu scoperta la grafite. Inizialmente usata per segnare le pecore, si rivelò perfetta per la scrittura e il disegno. Fu però nel 1795 che Nicolas-Jacques Conté, inventore francese, perfezionò lo strumento mescolando grafite e argilla e racchiudendola in un cilindro di legno: così nacque la matita che conosciamo oggi, diventata strumento universale per artisti, scrittori e pensatori.
Nel corso dei secoli, la matita ha attraversato culture, epoche e mani celebri.Pensiamo agli schizzi preparatori di Leonardo da Vinci o ai progetti architettonici di Frank Lloyd Wright: tutto è iniziato con una semplice linea. John Steinbeck, celebre autore di Furore, era noto per il suo amore per le matite: se ne dice consumasse centinaia mentre scriveva. Ancora oggi, per molti artisti, la matita rappresenta il primo passo verso la creazione, un momento intimo di dialogo con sé stessi.
La matita è anche un ponte tra passato e futuro. Non conosce barriere: può essere usata da chiunque, ovunque. Dai bambini che imparano a scrivere agli architetti che progettano edifici, è lo strumento che accompagna ogni inizio. Una semplice linea tracciata su un foglio può raccontare storie, trasmettere emozioni e perfino cambiare il mondo.
Lo dimostra anche l’attivista pakistana Malala Yousafzai, Premio Nobel per la Pace, che ha spesso evocato il potere della penna e della matita come simboli di educazione e libertà. Rivendicando il diritto delle bambine a studiare, ha dichiarato: “Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo”. La sua testimonianza ci ricorda che anche gli strumenti più umili possono diventare armi potenti per costruire un futuro migliore.
C’è una bellezza unica nella natura effimera della matita: ciò che scrive può essere cancellato, ma non dimenticato. La sua fragilità ci ricorda che anche le idee più semplici possono lasciare un segno profondo. Non serve essere grandiosi per fare la differenza; basta avere il coraggio di iniziare.
E così, mentre stringiamo tra le dita una matita, possiamo immaginare tutte le connessioni invisibili che essa crea: tra chi scrive e chi legge, tra chi sogna e chi realizza. La matita diventa un filo sottile ma resistente che cuce le distanze tra epoche e persone. Ogni tratto unisce, ogni parola scritta avvicina.
Nella sua essenza umile, troviamo il potere più grande: quello di connetterci, di riconoscerci l’uno nell’altro, attraverso ciò che lasciamo sulla carta. Perché, in fondo, siamo tutti segni—tracce leggere ma preziose—disegnati sul grande foglio dell’umanità. E ogni linea che tracciamo è un invito a continuare insieme il disegno.

