30.3.23

Raccontalo alle api

Da sempre oggetto di domanda nella biologia, anche quella più antica, il metodo di comunicazione delle api resta ancora tra gli argomenti di ricerca e osservazione che vedono protagonista il mondo animale.

Alla base di questo argomento troviamo gli studi condotti da Karl Von Frisch poi racchiusi nel celebre libro “Il linguaggio delle Api”, premio Nobel nel 1973, proprio per i suoi studi specifici.

Le api hanno sviluppato un sistema di comunicazione ben organizzato che si verifica attraverso varie metodologie: la danza, gli assaggi e l’emissione di sostanze odorose.

La comunicazione delle api affascina da sempre gli studiosi, soprattutto per la sua somiglianza alla comunicazione umana, dato che avviene attraverso simboli che devono essere interpretati (come le parole) e non per segni dal significato univoco (es. un determinato suono che significa, ad esempio, pericolo o via libera). Nel regno animale (uomo compreso), sono in pochi ad attuare questa modalità di linguaggio.

Il livello di cooperazione che si trova all’interno della società delle api è altissimo ed è uno di quei casi in cui possiamo contemplare i miracoli che può produrre una collaborazione molto intensa fra degli individui. 

Il legame che si crea tra le api e il territorio che le ospita è di reciproco scambio e ciò riguarda da vicino anche noi esseri umani. È un dato di fatto che le api aiutano gli esseri umani a sopravvivere. 70 delle 100 specie di colture principali che nutrono il 90% della popolazione umana dipendono dalle api per l'impollinazione.

Senza di loro, queste piante cesserebbero di esistere e con essa tutti gli animali che mangiano quelle piante. Questo può avere un effetto a cascata che si propagherebbe catastroficamente lungo la catena alimentare.

E non è tutto. 

Esiste un legame molto forte che unisce uomini ed api; legame che pare rafforzarsi nell’attraversare gli eventi cruciali che toccano in sorte alle persone. 

Si credeva infatti che se non si raccontava alle api un matrimonio, una nascita o una morte, queste si sarebbero offese e se ne sarebbero andate.

Le ragioni di questo legame tra uomini e api sono ignote. 

Secondo alcuni studiosi, risalirebbero a tradizioni di tipo celtico, poi trasportate nel Nuovo Mondo: qui avrebbero ritrovato, per qualche decennio, nuovo vigore. 

Nella mitologia celtica, le api erano considerate messaggere tra questo mondo e il regno degli spiriti. 

Una storia racconta che quando fu adottato il calendario gregoriano, le api non furono tenute al passo e si rifiutarono di canticchiare il nuovo giorno di Natale.

A conferma di un’origine europea vengono documentati casi in cui le api vengono coinvolte per festeggiare eventi positivi, come i matrimoni. In alcuni casi venivano date alle api anche alcune fette di torta.

In ogni caso, l’ape era considerata un animale di famiglia, una parte della casa, un essere da coinvolgere nelle situazioni più importanti, sia positive che negative.

Tradizione millenaria che non pare essere ancora tramontata

L'annuncio della morte della regina Elisabetta II ha fatto il giro del mondo ed è arrivato anche alle sue api. 

Ad avvertirle della dipartita della sovrana e dell'arrivo di un nuovo “proprietario”, Carlo III, è stato l'apicoltore reale, John Chapple, che si è recato di persona ad informarle: «È tradizione quando qualcuno muore che tu vada agli alveari e dica una piccola preghiera mettendo un nastro nero sull'alveare – racconta Chapple spiegandone il rituale – . Si bussa a ogni alveare e dici: “La padrona è morta, ma non andartene. Il tuo padrone sarà un buon padrone per te».

Il segno di una consapevolezza diversa, forse espressa in modo strambo, del profondo legame esistente tra uomo e natura.

 


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