6.8.20

Qualcuno disse che la pace del mondo era nelle nostre mani, ma io giocavo solo a ping-pong

La disciplina sportiva del ping pong evoca, in senso figurato, una contrapposizione tra due soggetti posti ai lati opposti di un tavolo.

La sfida che deve designare il vincitore, nell'immaginario collettivo, è inoltre caratterizzata dal rimo frenetico delle dinamiche di gioco, frutto di acceso agonismo.

Eppure, proprio al mondo del ping pong è legato un episodio che negli anni ’70 mise in connessione tra loro due paesi, espressione di culture totalmente inaccostabili, favorendone la riconciliazione e diede origine alla cosiddetta ping pong diplomacy.

Per contestualizzarlo meglio, val bene rammentare che ci troviamo in un momento storico a dir poco delicato nello scacchiere geopolitico,

Sono anni in cui il sentimento nazionale di qualsiasi popolo è, per forza di cose, permeato del più rigido dogmatismo ideologico.

Da quando il Partito Comunista Cinese di Mao Zedong aveva preso il potere 22 anni prima, nel 1949, solo undici americani furono ammessi nella Cina comunista, per una settimana, in quanto affiliati al Partito internazionale delle Pantere Nere che la Cina considerò l'organizzazione internazionale come un'ambasciata statunitense.

Tuttavia si trattò di un evento isolato: come altri cittadini americani, anche il senatore Eugene McCarthy espresse il desiderio di visitare la Cina dopo le elezioni presidenziali del 1968, ma nemmeno lui riuscì ad ottenere un ingresso in Cina nonostante la sua carica istituzionale.

Gli artefici di un’impresa di tal fatta rispondono al nome di Glenn Cowan e Zhuang Zedong, i giocatori più rappresentativi delle nazionali di USA e Cina di tennis tavolo, contraddistinti da personalità diametralmente opposte: il primo, anticonformista, estroverso ed hippy, il secondo, eroe nazionale, pluricampione mondiale, personalmente stimato dal Gran Timoniere Mao (la cui amicizia gli valse il carcere nel suo paese nei successivi anni di repressione legati alla Rivoluzione Culturale) ed icona del laborioso e produttivo popolo cinese, fustigatore dei costumi dei nemici capitalisti.

Quando nell’aprile del 1971, durante i campionati mondiali di disciplina in Giappone, Cowan si attardò con un collega cinese, perdendo l’autobus della sua squadra, trovò un fortunoso passaggio sul torpedone della nazionale cinese, finendo per socializzare con il capitano della squadra (Zedong, appunto).

Il viaggio durò appena quindici minuti, ma fu sufficiente e a far scattare tra i due un nobile sentimento di amicizia.

Zedong donò a Cowan un quadro su seta raffigurante i Monti Huangshan; l’americano, disponendo in quel momento solo di un pettine, contraccambiò nei giorni successivi con una t-shirt con la bandiera della pace e la scritta “Let it be

Tale scambio non passò sott'occhio, immortalato da giornalisti e fotografi che raccolsero le impressioni dei protagonisti con dovizia di particolari.

In particolare la fotografia che ritraeva i due campioni in un atteggiamento così cordiale, quasi fraterno, campeggiò anche su Dakancao, il giornale di riferimento della classe dirigente cinese.

Fu così che la diplomazia colse l’occasione per cercare di forzare quella penosa situazione di stallo nelle relazioni, facendo pervenire al governo cinese una richiesta ufficiale di visita da parte della nazionale statunitense.

Si dice che fu Mao in persona, convinto dalle doti di Zedong, campione saggio, leale ed autorevole, a dare l’imprimatur all'iniziativa e così, in men che non si dica, il 10 aprile 1971, nove giocatori americani, quattro funzionari e due consorti attraversarono un ponte tra Hong Kong e la Cina continentale e passarono una settimana tra partite dimostrative, visite guidate ed eventi mondani.

L’evento aprì la strada alla storica visita ufficiale di Richard Nixon nel febbraio del 1972.

 Due mesi dopo il viaggio di Nixon, dal 12 al 30 aprile 1972, Chuang Tse-tung ricambiò in qualità di capo delegazione della squadra di ping pong cinese.

La cosa rimase così impressa nelle coscienze degli americani che lo scrittore americano Winston Groom ne trasse ispirazione per un memorabile episodio del suo romanzo Forrest Gump, peraltro riportato nella trasposizione cinematografica del 1994 con interprete Tom Hanks.

E i due diretti protagonisti?

Le loro sorti furono molto diverse; Glenn Cowan, scemata l’aura di successo personale, conobbe momenti di dipendenza da droghe ed ansia depressiva.

Pare quasi che aver contribuito con successo al raggiungimento di un fine così alto, avesse fatto perdere di significato ai suoi occhi tutto il resto.

Zedong, da parte sua, dopo aver vissuto, come detto, l’esperienza del carcere per motivi politici, venne riabilitato, assumendo la guida dell’accademia giovanile di tennis tavolo.

Volle recarsi a Los Angeles, non già per abbracciare il suo amico Glenn, ormai morto da tre anni, ma per far visita alla sua anziana madre, cui confessò il rimpianto per non aver avuto più modo di vedersi con lui.

Due giocatori, ai quali -però- il destino non riservò alcuna rivincita.

Game. Set. Match.

            

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