Il world wide
web, letteralmente “ragnatela globale”
è un mezzo di comunicazione globale che gli
utenti possono usare per leggere e scrivere attraverso computer connessi a
Internet.
Solo per fare un esempio, il blog -contrazione di web-log, diario in
rete- ne è una delle molteplici applicazioni.
Il primo sito web venne alla luce il 6 agosto del 1991, grazie
all’informatico inglese Tim Berners-Lee che sviluppò l’idea di base, nata al
CERN di Ginevra, di condividere, a fini di ricerca, il maggior numero possibile
di informazioni tra scienziati di tutto il mondo accomunati da progetti di
ricerca.
Attraverso la creazione del primo sito web si è mosso il primo passo per
consentire la fruizione di ogni tipo di contenuti ad una generalità
indifferenziata di persone.
Una rivoluzione tecnologica così innovativa, frutto del genio fecondo di
menti elette, che pare creata dal nulla.
Non è così!
Un simile sistema di comunicazione, infatti, esiste da sempre in natura.
Un’importante ricerca di Suzanne Simard, ecologa della Columbia
University, successivamente approfondita da un team tutto al femminile di
ricercatrici italiane, ha infatti permesso di scoprire l’esistenza di
un’associazione simbiotica, detta micorriza, tra funghi ed apparato radicale
degli alberi.
In buona sostanza, il fungo riesce a trarre dall’albero, e dalla sua
opera di fotosintesi, i nutrimenti che, per la sua fisiologia, non potrebbe
autonomamente acquisire; dal suo canto, l’albero madre, o anche albero hub
(mutuando dal linguaggio informatico), utilizza la rete sotterranea di ife
fungine per connettersi ad alberi figli posti anche a grande distanza,
trasmettendo loro, non solo nutrimento, ma importanti informazioni sulla
chimica del sottosuolo, utili all’adattamento e a fronteggiare eventi
potenzialmente sfavorevoli alla vegetazione (basti pensare ai mutamenti
climatici, quasi spesso determinati dall’uomo, forieri di danni a volte
esiziali all’ambiente).
Tale rete fungina si estende lungo superfici enormi ed ha vita propria ed
indipendente rispetto alle piante che nutre.
Esperimenti sul campo hanno dimostrato che, anche cinque mesi dopo la
rimozione delle piante, la rete è capace di mantenere la sua vitalità, potendo,
addirittura, favorire nuove simbiosi con altre piante.
Tale fenomeno, vero e proprio network di connessioni, internet della
natura, o -come molti lo definiscono- wood wide web, induce a riflettere,
non solo su quanto labile e non del tutto scontata possa essere la
convenzionale linea di confine tra ciò che è reale e virtuale, ma anche su come
organismi, talvolta troppo in fretta -e pertanto erroneamente- bollati come
vegetali inerti, siano, viceversa, in grado di sviluppare dinamiche e proporre
modelli comunicativi assai più complessi ed efficaci rispetto ad altri esseri
viventi.
Errore in cui si è indotti se ci si ferma ad osservare unicamente la
realtà esteriore come appare ai propri occhi, senza considerare che, al di
sotto della superficie, con le radici, si può sviluppare un mondo.
Un paradigma pedagogico su come a volte ci si relaziona con il mondo esterno.


